Finto Riso Biologico? Anche A.N.G.A. Piemonte dice NO!

Le sezioni A.N.G.A. delle province risicole di Piemonte, Lombardia, Veneto e Calabria hanno presentato un documento da portare all’attenzione del Legislatore Europeo, per evidenziare alcuni passaggi in merito al fenomeno del “finto riso biologico” a tutela dell’intero comparto risicolo ed in particolare delle Aziende Agricole Italiane che producono o intendono produrre riso biologico nel rispetto della regolamentazione. Tale documento vuole inoltre essere parere tecnico e istanza per la revisione del regolamento sulle produzioni biologiche in ambito risicolo.

Mentre in passato si è assistito alla scoperta di truffe sul riso biologico che hanno visto coinvolte ditte di trasformazione e di intermediazione in relazione al commercio di “finto riso biologico”, ora sembra che il problema nasca dalla fase di produzione, come ormai evidenziato anche dagli organi di stampa Da un confronto tra le diverse sezioni A.N.G.A. risulta che il fenomeno sia esteso pressoché su tutte le maggiori province risicole italiane.

In riferimento al Regolamento Europeo n.834/07, dove si definisce la produzione biologica come “… un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali”, si rileva infatti, che l’attuale regolamento sulle produzioni biologiche impone una serie di divieti e obblighi per la Aziende produttrici, che nel comparto risicolo paiono assolutamente inadeguati poiché le condizioni di coltivazione sono differenti rispetto ad altre colture e conseguentemente divengono inadeguati i mezzi di controllo previsti dalla norma.

Confidare fideisticamente sull’utilità degli attuali protocolli di verifica significa quindi negare a priori il problema, significa sostenere che il problema non esiste perché esistono strumenti di verifica anziché interrogarsi sulla validità di tali strumenti.

Questo è un problema che i giovani di A.N.G.A riscontrano sul territorio dove alcune aziende risicole di tipo misto riescono a produrre in modo ottimale, senza infestanti, tanto da non distinguere gli appezzamenti biologici da quelli convenzionali, essendo peraltro condotti tutti in monosuccessione colturale e in totale assenza delle corrette pratiche agronomiche come sovescio invernale, rotazione, riposo, che come indicato dai testi di scienze agrarie sono indispensabili per l’ottenimento e la sostenibilità delle produzioni biologiche.

Le sezioni A.N.G.A. firmatarie ritengono che una revisione del regolamento più restrittiva, che non preveda per il settore risicolo alcuna deroga per aziende “miste”, di per se’ potrebbe limitare il fenomeno del “finto riso bio”, essendo nell’azienda totalmente bio più difficoltoso reperire ed utilizzare i vari agro farmaci e fertilizzanti di sintesi banditi dai protocolli di pratica del biologico; inoltre tale restrizione renderebbe di più facile attuazione l’applicazione di controlli non programmati da parte degli organi preposti che non dovranno essere costituiti da soli organismi privati ma anche istituzionali. A maggior tutela del consumatore e conseguentemente dell’intero sistema produttivo, si propone inoltre che l’organismo certificatore privato non sia pagato dall’Azienda Agricola bensì dal Consumatore a mezzo di una quota percentuale del prezzo del prodotto.

L’azienda mista avendo la possibilità di avere in carico presso i depositi aziendali gli agro farmaci comunemente utilizzati nella coltivazione convenzionale, ha di conseguenza la possibilità di operare con irroratrici colme di agro farmaci sui diversi appezzamenti limitrofi. Da non sottovalutare poi il preoccupante aumento del numero di furti di fitofarmaci nelle aziende agricole che potenzialmente potrebbe alimentare un consumo parallelo che va a soddisfare chi i prodotti li può comperare solo in misura limitata per la parte di azienda convenzionale.

La ventilata proposta di revisione del regolamento, che vuole nuovamente consentire il bio su aziende miste ma con appezzamenti ben delineati, non trova riscontro alcuno nel comparto risicolo delle province citate, poiché strutturalmente il territorio risicolo è composto da aziende con campi ben delineati e divisi gli uni dagli altri da confini naturali come argini, strade, fossi, ovvero la naturale e fisiologica delimitazione di una risaia indispensabile per il trattenimento dell’acqua e quindi per la sua coltivazione. Pare quindi ovvio che la modifica che consentirebbe la coltivazione di bio in aziende miste purché su appezzamenti ben delineati e distinguibili, non potrà avere alcun effetto restrittivo sulla pratica scorretta usata ed attuata dai produttori del “finto riso biologico”; anzi servirebbe solo ad incrementare il plotone dei potenziali produttori bio pronti a sfruttare la falla del sistema il tutto a danno del Consumatore, che non potrà godere con certezza di una produzione confacente alle proprie preferenze per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali e nella tutela dell’ambiente circostante.

Le sezioni A.N.G.A. ritengono che l’obbiettivo non sia quello di incrementare le statistiche di questo “bio finto” ma di costruire un’immagine di certezza per il consumatore, obbiettivo raggiungibile solo con le dovute restrizioni. Solo se è imposta all’intera azienda agricola la gestione biologica, per quanto riguarda il comparto risicolo, possiamo sperare che venga stroncata questa pratica scorretta che alcuni, attirati da un guadagno facile stanno attuando con una concorrenza sleale che di fatto porta a modificare nel tempo il panorama strutturale del territorio risicolo e dei propri cittadini.

Hanno chiesto quindi a gran voce una revisione del sistema che regolamenta la produzione biologica nel suo insieme nel comparto risicolo in modo che sia gli onesti Produttori biologici sia quelli che operano nel convenzionale, oltre chiaramente al Consumatore, vengano tutelati dalla frode del “finto biologico”.

La richiesta globale quindi è quella di una riforma seria, basata sui binari fondamentali del “vero bio su tutta l’azienda risicola” certificato da Organi di controllo pubblici, senza preavviso e senza indulgenza.

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